martedì 20 ottobre 2020

L'Urlo. I suoni senza voce di Luciano Cilio

Luciano Cilio è stato un musicista e un compositore d’avanguardia, che ha operato a cavallo tra gli anni 70 e 80 a Napoli. Eco di un universo assente, la musica di Cilio non ha tempo nonostante i leggendari “Dialoghi del Presente” del 1977 siano l’unico disco pubblicato in vita; quei brani erano una proposta di rivoluzione radicale del minimalismo, toccati dal fuoco ma originati dal silenzio. Un’opera paragonata per l’intensità abissale al Nick Drake di “Pink Moon” da Jim O’Rourke e un artista che suonò per Demetrio Stratos, con Shawn Philips e in “Aria” di Alan Sorrenti. Misuratosi con l’insuccesso che tocca in sorte a chi è fuori dal coro, scopertosi senza voce e lasciato solo dalla sua città, Cilio si tolse la vita a 33 anni, senza aver mai scritto la sua musica. E sarebbe potuto essere l’oblio sui suoi suoni se Girolamo De Simone, Eugenio Fels ed altri amici non avessero deciso di tenere in vita la sua memoria attraverso decine di pubblicazioni - su tutte
la raccolta “Dell’Universo Assente” e la ricerca trentennale dei “Nastri Ritrovati” influenzati dai suoi viaggi giovanili in India, dati per persi e miracolosamente riemersi nel 2018 - che ne hanno moltiplicato i segni fino a questo libro: un omaggio alla memoria inconciliata, una “ghirlanda di senso tra uomini che non sopportano l’oblio di altri uomini”. In questo testo Luciano Cilio torna a parlarci dentro le fotografie di Fabio Donato, con la voce di
Luca Buonaguidi
, nelle intuizioni di
Salvatore Setola
e attraverso un’intervista impossibile.
Infine a (ri)suonare con brani interpretati da Girolamo De Simone - ascoltabili al link allegato - autore dei testi di documentazione finali. Un libro sull’itinerario umano e artistico di chi è assente ma
continua a lasciare tracce.

pp. 92 - Formato 13x21 - ill.
isbn: 978-897389606
prezzo: euro 12


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Joyello Triolo: Cover and over again

100 canzoni, (più di) 200 versioni

Lo sapevate che “Girls Just Want To Have Fun” di Cindy Lauper è la cover di un brano inciso da certo Robert Hazard? E che “The Best” fu un flop per Bonnie Tyler solo qualche mese prima che Tina Turner la portasse al primo posto delle classifiche? Per caso anche a voi è capitato di inciampare su un oscuro brano di tali Curtiss Maldoon che sembra somigliare moltissimo a “Ray of Life” di Madonna per poi scoprire che si tratta proprio della sua origine? 

Prendendo in esame cento canzoni pop, questo libro affronta un curioso viaggio nell’universo delle cover attraverso cento canzoni rese immortali proprio dai loro rifacimenti.

Alcuni di questi cento pezzi (85 internazionali e 15 italiani) sono diventati noti al grande pubblico proprio attraverso le loro autorevoli reinterpretazioni in grado, in qualche caso, di oscurare definitivamente le versioni originali. 

Brani prestigiosi portati finalmente al grande pubblico nonostante la tiepida accoglienza riservata alla prima registrazione, rimodernamenti operati al fine di conferire la dignità negata da produzioni approssimative del passato e pezzi oggi ritenuti immortali che hanno conosciuto il successo commerciale solo grazie alla personalità dell’interprete che dimostra così di non essere (quasi) mai un requisito secondario.  


JOYELLO TRIOLO

Creativo, DJ, critico, blogger e musicista veronese è attivo sin dagli anni '80. Oltre a un percorso personale nell’ambito della musica sperimentale e acusmatica, ha suonato con EvaBraun, Morrowyellow, Le Madri della Psicanalisi e JCO ed è attualmente impegnato con Peluqueria Hernandez e RADAR.

Vanta collaborazioni con Mauro Marchesi, Umberto Palazzo, Lilith and The Sinnersaints, Mauro Ottolini e Lameba.

Scrittore compulsivo, collabora occasionalmente con riviste specializzate e web magazine aggiornando regolarmente il suo personale blog Fardrock (https://fardrock.wordpress.com/).

Ha scritto “CHyberNation”, la biografia dei Krisma (Libro+CD, NdA Press, 2011), “Dentro questi specchi”, discografia ragionata di Faus
t’o/Fausto Rossi (Crac Edizioni, 2014) e “Intrusi a Sanremo” (Crac Edizioni, 2017). 

Dal 2011 vive e lavora a Bologna.



pp. 250 - Formato 13x21 - ill.

isbn: 9788897389576

prezzo: euro 16,00


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venerdì 2 ottobre 2020

Giuliano Ciao, Flavio Giurato

Le gocce di sudore più duro

Per Flavio Giurato fare musica era una questione atletica oltre che estetica. Qualcosa che aveva a che fare con il sudore, con la sofferenza, oltre che con il talento e l’ispirazione, qualcosa che coinvolgeva il corpo oltre alla mente. Fare musica per Giurato significava ingaggiare una dura competizione all’interno della quale l’atleta, l’artista e l’uomo venivano coinvolti senza scarti. Nell’incedere di questa sfida, mentre l’atleta combatteva senza tregua, l’artista affinava il suo stile e l’uomo alimentava la gara trasferendo in essa tutto il suo carico esistenziale e le sue inquietudini. 

La partita fu vissuta da Giurato in modo così intenso e personale che nessuna forma di compromesso, tantomeno se discografico, fu accettata: così dopo l’esordio di Per Futili Motivi del 1978 e l’incisione di un disco iconico come Il Tuffatore del 1982, con la pubblicazione di Marco Polo - capolavoro troppo ostico per non condurre a un (volontario) suicidio commerciale - la carriera di Giurato pareva interrotta per sempre.

In pieni anni duemila, dopo quasi vent'anni di assenza, Giurato ha rotto inaspettatamente il suo silenzio con la pubblicazione di altri lavori che testimoniano un’integrità artistica senza eguali e uno sguardo sulle cose ancora personalissimo e geniale.

Il libro, arricchito dall’introduzione di Christian Zingales, dai contributi di Guido Celli, Emiliano Cinquerrui e Luigi Morrone, e da una lunga intervista conclusiva a Flavio Giurato, è strutturato in tre parti. La prima parte – Le gocce di sudore più duro – è occupata da un’approfondita analisi delle canzoni e dei dischi del cantautore romano. 

La seconda parte – Archeologia di un cantautore perduto - ospita un lungo racconto corale: le vicende umane e artistiche di Flavio vengono ricostruite attraverso l’intrecciarsi delle parole di familiari, amici, musicisti, critici, giornalisti e produttori che hanno condiviso parti significative del percorso di Giurato. Si avvicendano le parole di circa sessanta ospiti, fra cui: Carlo Massarini, Aldo Nove, Fulvio Abbate, I Camillas, Cesare Basile, Maurizio Catalano, Emidio Clementi e Egle Sommacal dei Massimo Volume, Lucio Corsi, Enrico Deregibus, Stefano Di Trapani, Paolo Giaccio, Luca e Blasco Giurato, Jonathan Giustini, Simone Lenzi dei Virginiana Miller, Stefano Pistolini, Christian Rocca, Michelangelo Romano, Franco Zanetti, I Maisie. 

La terza parte del libro – L’eccesso di sé stessi – funge da sintesi rispetto alle due parti precedenti. Le considerazioni contenute nell’analisi iniziale si confrontano, venendo talvolta modificate o messe in crisi, dai racconti e dai pareri dei tanti ospiti presenti nella seconda parte del libro. Nutrendosi di tale fertile pluralità di opinioni, il tentativo è quello di sviluppare un pensiero critico capace di andare ancora più a fondo in quel mistero insolubile e complesso che sono la vita e l’arte di Flavio Giurato che, come tutti i grandi artisti, non è solo un creatore di capolavori, ma un capolavoro egli stesso.


Giuliano Ciao è nato a Napoli, da poco ha compiuto gli anni. Fa l’architetto, ascolta musica, legge libri, vede film, ma ogni tanto fa anche cose utili: passeggiare con gli amici e giocare a pallone. Talvolta, durante una partita, ha la rara sensazione di non essere stato lui a giocare ma di essere stato giocato. Scrive per un desiderio e per un’impossibilità. Il desiderio è quello di entrare in alcune stanze segrete, quelle in cui artisti solitari coltivano il loro deserto. L’impossibilità è quella di riuscire a varcare effettivamente quelle soglie. Scrivere, per lui, è bussare ossessivamente a queste stanze le cui porte, in realtà, sono spalancate e in cui tutto è a portata di mano. Per il suo primo libro, forse anche l’ultimo, la stanza era quella di Flavio Giurato. Ama ripetere, con parole non sue, che non c’è rimpianto se non di un presente irraggiungibile.

ISBN: 9788897389477
pp. 392
€ 20,00  > € 16,00  



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Stefano Spazzi con Antonio Bacciocchi, "Arcipelago Mod"
























Il Mod Revival in Italia. 1979-1985
Gli anni di piombo erano alle spalle, iniziava il riflusso e una nuova stagione stava per affacciarsi sul palcoscenico nazionale. Sarebbero stati i favolosi anni ’80, quelli di Craxi, del CAF, del rampantismo e degli illusori sogni di benessere che tornavano a portata di mano. Gli anni della italodance, di Claudio Cecchetto e DeejayTelevision, degli Azzurri che alzano la coppa del mondo nella magica notte di Madrid.  
Questa è la copertina patinata associata a quel decennio che tuttavia è stato molto di più
e con molte altre chiavi di lettura. Una di queste, in ambito musicale, è stato proprio il Mod Revival.Four By Art, Statuto, Lager, Coys, F 104 e molti altri gruppi in tutta Italia, proprio in q
uegli anni, stavano disegnando un quadro sociale e culturale anni luce distante dalla vulgata che ha finito per accreditarsi. Il Modernismo, attraverso il “clean living under difficult circumstances” avrebbe dato un’altra lente interpretativa per guardare alle trasformazioni di quel periodo.

STEFANO SPAZZI
Musicista, scrittore e avvocato. Tra gli anni ‘90 ed i primi 2000 prende parte a numerose manifestazioni musicali sia in Italia che all’estero. Alcuni suo
i singoli tra cui “Ancona Beat” e “Marta”, quest’ultima inserita dal Beatfather italiano Gene Guglielmi nel suo ultimo cd come brano di punta, sono state diffuse in rete e trasmesse anche negli Stati Uniti e Argentina. Recentemente il nuovo singolo “Chiara di sera” è stato presentato e mandato in onda da Radio Voce CNN Rosario (ARG) e da Radio ICN New York. È apparso più volte con i suoi brani nella trasmissione TV Web “Lecco Beat” programma di riferimento per il movimento
beat, ed è l’ideatore dell’Ancona Beat Festival. Ha composto brani per vari artisti ed ha pubblicato alcuni libri tra cui “Diamond from my side. I Via Verdi” (Crac Edizioni), “Ancona beat. I gruppi, i protagonisti, i locali, nel periodo 1964-1969” (Italic Pequod) e “Beat in Rosa. Musica Beat ed emancipazione femminile” (Italic Pequod).

ANTONIO “TONY FACE” BACCIOCCHI
Scrittore, musicista, blogger. Ha militato come batterista in una ventina di gruppi (tra cui Not Moving, Link Quartet, Lilith), incidendo una cinquantina di dischi e suonando in tutta Italia, Europa e USA e aprendo per Clash, Iggy and the Stooges, Johnny Thunders, Siouxsie, Manu Chao etc. Ha scritto una decina di libri tra cui “Uscito vivo dagli anni 80”, “Mod Generations”, “Paul Weller. L’uomo cangiante”, “Rock n Goal”, “Gil Scott-Heron. Il Bob Dylan nero” e “Ray Charles. Il genio senza tempo”. Collabora con il mensile “Classic Rock”, “Il Manifesto” e con il quotidiano di
Piacenza “Libertà”; è tra i giurati del Premio Tenco e dei Rockol Awards. Lavora
per Radiocoop. Da sedici anni aggiorna quotidianamente il suo blog www.tonyface.blogspot. it dove parla di musica, cinema, culture varie, sport e con cui ha vinto il Premio Mei Musicletter del 2016 come miglior blog italiano.


ISBN 978-88-97389-56-9
pp. 216 con ill. b/n e colore
€ 18,00 > € 14,00



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